24.6.15

L’ideologia che condiziona i risultati

Mario Deaglio (La Stampa)

Pensavamo che il rinvio sistematico delle decisioni politicamente scomode fosse una prassi tipicamente italiana; dobbiamo constatare che sta rapidamente diventando una prassi europea. E’ questa, infatti, l’ottava volta da febbraio che una riunione sul debito greco, indicata come «decisiva» alla vigilia, si conclude con un rinvio. Una simile lentezza su una questione nella quale le cifre in gioco, pur importanti, non sono colossali pare dovuta a tre motivi diversi.

Il primo è il «rischio finanziario», ossia il pericolo che il debito greco provochi un effetto-valanga, travolgendo le banche (greche e di altri Paesi) che detengono i titoli di questo debito. Il loro valore crollerebbe in caso di non pagamento, il crollo coinvolgerebbe anche gli operatori che hanno nel loro portafoglio i titoli di queste banche. Si innescherebbe una catena mondiale di forti ripercussioni negative, come successe per la banca americana Lehman Brothers, con il pericolo di nuova recessione mondiale.

In realtà, questo rischio appare ben controllato perché la maggior parte del debito greco è ora sottratta alle normali contrattazioni, essendo detenuta da grandi istituzioni europee e internazionali che, pur con un segno meno in bilancio, non sarebbero compromesse da queste perdite.

La vera paura, che attanaglia mercati e governi, è un’altra: visto il parziale condono alla Grecia del debito, altri Paesi indebitati potrebbero mettersi sulla stessa strada. Perché il Portogallo, che sopporta, senza contestare Bruxelles, misure economiche molto gravose, a causa dei suoi debiti, dovrebbe continuare a essere «virtuoso», visto che un grande accordo sul debito greco dimostrerebbe che la virtù finanziaria non paga? Perché, la Spagna - che tra qualche mese potrebbe essere governata da Podemos - non dovrebbe opporsi alla continuazione di pesanti misure di austerità?

Questo rischio - che si può definire «rischio politico» - non è facile da controllare e rende particolarmente inquieta un’Unione Europea che vede aprirsi così, la strada della propria disgregazione. Per questo si sta facendo strada l’idea che, anche nel caso di un’uscita della Grecia dall’euro, dovrebbe essere fissato l’obiettivo del suo rientro: l’Unione Europea dovrebbe essere pronta, oltre ad accettare un lunghissimo prolungamento del periodo di restituzione, anche a finanziare trasformazioni produttive dell’economia ellenica, senza le quali, dentro o fuori dell’euro, l’economia greca rimarrebbe disastrata.

Il rischio che però intimorisce di più la comunità internazionale è quello di cui si parla di meno e che potrebbe essere definito il «rischio ideologico». Alcuni mesi fa, in diverse occasioni, il primo ministro greco, Alexis Tsipras, definì come «ricatto alla democrazia» l’intimazione al suo Paese di restituire, alle date concordate, quanto ricevuto in prestito. Affermando implicitamente che «la democrazia passa davanti al debito», Tsipras ha sostenuto che uno stato democratico potrebbe legittimamente non pagare, specie se i creditori sono banche straniere.

Andando ancora più in là, non manca chi sommariamente invoca la distruzione della ricchezza finanziaria, che deriverebbe da una nuova crisi, e una «ripartenza da zero». In questo caso, la Grecia potrebbe diventare la testa di ponte di un nuovo movimento mondiale per il non pagamento del debito estero, finalizzato al superamento dell’attuale ordine economico. Le potenzialità «sovversive» di questa posizione spiegano, tra l’altro, il tentativo del cancelliere tedesco, Angela Merkel, di evitare a ogni costo uno scontro nel quale un sistema di mercato come l’attuale, che si vanta di aver superato le ideologie, sarebbe particolarmente vulnerabile

Nell’attuale crisi, solo alla minuscola Islanda è riuscito di non pagare il debito, ma ha dovuto ugualmente accettare dure misure di austerità che ne hanno rimesso in piedi l’economia. Prima dell’economia, però, il dilemma posto dalla Grecia è una questione di grandi scelte preliminari, di ideologia, appunto. Nell’«Edipo Re», una delle più importanti tragedie greche, rispondendo all’indovinello della Sfinge, Edipo diede il via ad avvenimenti terribili e luttuosi. Per questo, finché può, a Bruxelles si preferisce rinviare o rallentare, non rispondere agli indovinelli.


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