18.9.12

Chomsky: "Occupy Wall Street? Ora deve fare un salto di qualità"

Dialogo a 360°, spaziando dalla linguistica alla Primavera araba
e alla libertà di opinione in Italia

CARLA RESCHIA

"Occupy Wall Street? “Se un anno fa mi avessero detto quello che volevano fare avrei risposto che era una follia. Non ci credevo e sbagliavo, sono incredibili. Ora però devono fare il passo successivo: una tattica non può diventare un movimento, deve fare un salto di qualità”. Noam Chomsky a Trieste fa il pieno di folla - 1400 persone al teatro Rossetti strapieno, dopo che le prime due sedi, più piccole, erano state abbandonate per il crescere delle prenotazioni – e dialoga a 360°, spaziando dalla linguistica alla Primavera araba alla libertà di opinione in Italia, “Ne avete abbastanza, tutto sommato, ma pochi sanno usarla”. Senza dimenticare i temi economici e la dittatura delle multinazionali, suo cavallo di battaglia, con molti excursus storici, da Martin Luther King a Kennedy, e con uno speciale accanimento verso Obama, che voterà, dice con una metafora di montanelliana memoria, “turandosi il naso”, ma che intanto incolpa, con il suo stile sommesso, di colpe peggiori di quelle dei Bush padre e figlio e che definisce un ottimo pr, nulla di più: “Manca di sostanza, parla per slogan”. Dalla lectio magistralis del mattino alla Sissa, con il conferimento del dottorato honoris causa in Neuroscienze, al dialogo con i giornalisti, al confronto con il pubblico del pomeriggio, ricco di domande e generoso di risposte, Chomsky ribadisce punto per punto le tesi incendiarie che ne hanno fatto un’icona no global. Ma a un ragazzo che gli chiede che strategie usare durante le manifestazioni risponde in modo quasi pasoliniano, suggerendo il dialogo con i poliziotti: “Fanno parte del 99% dell’umanità sottomessa, e non dell’1% che ha in mano i soldi e il potere. Forse ricordarglielo può indurli a un modo diverso di vedere le cose”.

Ecco il Noam-pensiero
Obama v/s Romney

Non ho mai avuto nessuna particolare aspettativa su Obama, le elezioni negli Usa sono una farsa, una stravaganza, un fenomeno di pubbliche relazioni che non decide nulla. Obama ha vinto perché aveva un’ottima strategia di marketing, ecco tutto. Non è una mia opinione, è stato anche premiato per questo. Nel 2008 è stato nominato Advertising Age's marketer, votato da centinaia di addetti ai lavori riuniti nella conferenza nazionale dei pubblicitari”. Per il resto: “Il costo delle elezioni aumenta e diminuisce la loro credibilità, mentre Obama fa il peggio del peggio: arresta chi si oppone, fa ammazzare in giro per il mondo i “nemici”, nemmeno Bush aveva osato tanto, lui si limitava a farli sparire e a consegnarli a stati con leggi più elastiche.

Le emergenze globali
Sono indubbiamente la guerra e il disastro ambientale, ma ben lungi dal salvaguardarci i governi ci portano a questo, pensate solo a come viene gestita la crisi economica. E non solo. In passato ci sono stati innumerevoli allarmi atomici, disinnescati a pochi minuti dal passaggio alle vie di fatto, di cui nessuno ci ha informato. E questo negli Usa, nulla sappiamo, ad esempio, della Russia. Istituire, ad esempio un’area libera dalle armi nucleari in Medio Oriente sarebbe un passo in avanti , ma ne siamo più che mai lontani.

Primavera araba
Non fiorisce in Arabia Saudita, dove è stata subito repressa e non riesce in Egitto dove il potere dell’esercito resta intatto. Il Medio Oriente è l’ultima roccaforte del potere egemonico statunitense, in declino dalla fine della seconda guerra mondiale. Il Sud America è andato perso, il Medio Oriente è l’ultima roccaforte e gli Stati Uniti non vogliono la democrazia, appoggiano le dittature perché sono funzionali al loro controllo.

Iran
Ci sono studi e sondaggi che indicano come le popolazioni del Medio Oriente non vedano nell’Iran atomico un pericolo. Anzi, la bomba atomica iraniana è, per loro, un fattore di equilibrio verso quelli che considerano gli stati canaglia per eccellenza, Israele e Stati Uniti. E la bomba iraniana è vista come un legittimo diritto. Perché l’Iran non dovrebbe avere armi atomiche dato che è circondato da stati che le possiedono? Perché Israele dovrebbe rappresentare un’eccezione? Questo i media non lo dicono. Così come non dicono l’ovvio: Se l’Iran si comportasse come Israele può fare impunemente la reazione sarebbe ben diversa.

Social network
Non è una grande rivoluzione come, ad esempio, il telegrafo o il telefono. Non cambia il linguaggio, cambia solo la percezione. I social media creano l’illusione di avere tanti amici (vedi Facebook) ma non sono amici, solo conoscenze superficiali. Tecnologia: E’ neutra, né buona né cattiva, come il martello che può servire a costruire una casa ma anche a demolirla. Dipende dall’uso che se ne fa, può essere un grande strumento ma anche una trappola.

Cina Non credo che sarà il prossimo Paese egemone. Per quanto abbia fatto grandi progressi ha ancora grandi sacche di povertà e molti problemi interni. Inoltre non può né vuole competere con gli Stati Uniti sul piano militare, è impossibile perché le spese per gli armamenti degli Stati Uniti superano da sole, quelle del mondo intero. L’ecologia e l’aumento della popolazione sono i temi con cui dovrà fare i conti. La sua espansione in Africa è puramente economica, ma offre anche servizi, lavoro, in Libia, ad esempio, la guerra è stato il tentativo di reimporre il dominio occidentale su una realtà che stava sfuggendo.

Europa
Quello che si sta distruggendo, scientemente, è il welfare che rendeva peculiare il sistema europeo. L’ha dichiarato espressamente Mario Draghi al Wall Street Journal: è un modello obsoleto. Non avviene per caso, c’è un piano. Lo stesso che ha portato al declino degli Stati Uniti. Un declino autoinflitto perché causato da misure economiche che hanno provocato stagnazione e hanno azzerato i guadagni della classe media ma hanno moltiplicato quelli dell’elite dominante. Del resto, è folle pensare di poter risanare l’economia imponendo sacrifici e rinunce a paesi in recessione. Il risultato è che i giovani stanno perdendo la loro fiducia nel futuro. Davvero era necessario?

Mass media
Negli Usa la libertà d’informazione è straordinaria, ma anche in Europa non è male. Tutto sta ovviamente a volersi informare e a non dar retta ai mass media che fanno il loro lavoro, ovvero distrarre l’attenzione da quello che fa il governo. Il punto è che le informazioni non vengono diffuse, gli intellettuali sono complici e il lavoro di Wikileaks ha avuto la sorte che sappiamo.

La speranza
La storia ha tempi lunghi, cui non siamo più abituati. Rimpiango la scomparsa del partito comunista negli Stati Uniti perché i comunisti sapevano aspettare e non si arrendevano di fronte a una sconfitta ma, ostinatamente, perseveravano. Oggi la Norvegia che offre a un pluriassassino come Breivik un processo equo e la possiblità di una riabilitazione è un modello ma è una conquista recente, un tempo sarebbe stato ucciso. Questo per dire che non dobbiamo aspettarci miracoli o cambiamenti istantanei, ma lavorare per il cambiamento sapendo che non lo vedremo.

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